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Il merito del terrorismo


Ciò che abbiamo di fronte, dopo quanto è accaduto e sta accadendo a Bruxelles, davanti ai morti ed ai feriti, ai bambini che andavano a scuola, agli impiegati che andavano in ufficio, in una città un tempo serena, efficiente e laboriosa, non può non sconvolgere tutti.

Siamo in guerra contro un nemico feroce, assassino d’innocenti, che dispiega le bandiere nere della morte contro la nostra civiltà europea e cristiana.

Ho un senso di vergogna per l’incapacità della classe politica europea, imbelle ed arroccata su nazionalismi da quattro soldi, quando per le strade si muore. Non è un fatto belga o francese o di chi altro. Bruxelles è il cuore dell’Europa. L’idiozia dei nazionalismi da baracca ne fa ancora la capitale provvisoria, perché nessuno ha il coraggio di applicare la realtà. A Bruxelles vivono milioni di Europei di diversa origine, siamo tutti coinvolti in queste stragi insensate.

Il buonismo deve finire. L’interpretazione del come, perché e quando sono masturbazioni da televisione. Quando si muore, non ci sono chiacchiere strizzando un occhio ad Israele, uno all’Iran ed uno agli Stati Uniti. È in gioco la nostra sicurezza. Tutto il resto è inutile.

Non abbiamo di fronte avversari, ma nemici mortali che possono colpire come vogliono, dove vogliono e che sparano nel mucchio. Più morti fanno più ampio sarà il paradiso che li attende, il loro paradiso.

Qui non si tratta di un conflitto religioso o di una serie di vendette reciproche in una catena di attentati che ricorda le guerre e le stragi di mafia. Siamo, invece, impegnati in una lotta mortale per la sopravvivenza della nostra società. Sarà ricca, ma ce lo siamo guadagnato, sarà stata infame nel passato, ma così è stato e noi non possiamo farci nulla, ma è certamente stupida, perché così abbiamo votato i suoi reggitori.

Una cosa è certa: nessun luogo può essere tranquillo e difenderlo è praticamente impossibile. Occorre reagire portando l’inferno nei luoghi da cui provengono il male ed il terrore. Non si può aspettare l’intervento dello Spirito Santo. L’Europa, se deve essere, ci sia, finalmente, senza aspettare il placet del padrone lontano.

In televisione si balbetta del coordinamento delle polizie. Sono vent’anni che se ne parla e non s’è fatto nulla. Si balbetta di continuare a vivere come sempre per non dare l’impressione di cedere al terrorismo. È facile parlare stando comodamente seduti dietro ad una telecamera. Non bastano le centinaia, forse migliaia di morti innocenti che abbiamo sino ad ora avuto per credere di poter continuare a vivere come se nulla fosse? Chi lo dice alimenta inconsapevolmente gli obiettivi del terrorismo.

Siamo in guerra, ed in guerra si combatte, si affronta il nemico, non si gioca, non si va a passeggio, non si fanno riunioni di masse. Se non c’è la consapevolezza del rischio ci si espone agli attentati e non c’è morte più stupida per chi non c’entra nulla. La morte non è mai intelligente, ma morire perché si va a scuola o perché si è bianchi o neri di carnagione, è proprio inutile e cretino.

La gente non deve essere rassicurata per fare da bersaglio in un prossimo attentato. Deve essere messa in guardia, così come le Autorità devono essere capaci, se riescono ad esserlo, di prevenire e di punire, di fare terra bruciata di fronte al terrorismo. Vaghe assicurazioni e parole di pace lasciamole al Papa, con tutto il rispetto del suo Magistero. I Governi europei non sono le succursali periferiche della Chiesa né la Commissione europea può continuare a fare sciocchezze come con la Turchia.

Per non essere in grado di assorbire 12.000 profughi, s’è deciso di assorbire novanta milioni di Turchi, ed in più sborsiamo sei miliardi di euro ad Ankara. Una follia suicida.

Ai Paesi che con tanta spocchia rispondono di non volere gli immigrati che sbarcano sulle coste italiane e greche bisognerebbe ricordare che gli attentati riguardano anche loro e le stragi e le deportazioni di massa naziste e sovietiche che hanno dovuto affrontare in tempi non tanto lontani.

Il terrorismo sembra che sia invisibile. Può colpire dovunque. Ma terroristi non si diventa per caso. Ci si converte, ci si forma, si acquistano armi ed esplosivi, ci si addestra, si ricevono ordini, si stabiliscono strategie d’attacco e procedure di fuga. Non ci si sveglia al mattino, si prende un kalashnikov a portata di mano e si esce sulla strada a sparare nel mucchio. Sappiamo chi finanzia il terrorismo, conosciamo le loro basi, conosciamo bene le complicità che hanno fatto nascere e crescere il mostro, sappiamo anche chi, in Occidente, lucra sul loro petrolio o sui reperti archeologici venduti sul mercato. Colpiamoli, senza pietà.

Di guerre ne abbiamo fatte tante, a torto od a ragione, in tutto il mondo. L’Europa vive da quasi un secolo in pace, perché s’è capito che non servono a molto, solo alla finanza internazionale. Ora ci portano la guerra in casa. Dobbiamo stare zitti e subire?

I miliardi che abbiamo speso e che prelevano dalle nostre tasche, quale sicurezza ci danno?

In fondo, se i piccoli uomini che governano i nostri Paesi cominciano ad aver paura è un bene. Forse, come si dice, si daranno una mossa. Forse.

Vale più il Campidoglio o la sicurezza dei cittadini? È così importante che Bassolino o Marino si presentino con una lista, oppure che Bertolaso non riesca ad avere un numero dignitoso di voti? Tutte queste sono miserabili banalità di periferia. I problemi veri, insidiosi e mortali, sono altrove. È bene che qualcuno se ne preoccupi seriamente, non davanti ad un piatto di fettuccine, parlando di come rubare un po’ di più nel prossimo appalto.

Il terrorismo ha un merito: quello di ricondurci alla realtà. Tutto il resto è secondario ed inutile.



Roma, 22 marzo 2016.

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