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  • di Stelio W. Venceslai

Un ammiraglio a cavallo


Forse non ho più l’età per ricordare tutto. Mi devo rassegnare. A tratti mi vengono dei flash improvvisi, quando qualcosa o qualcuno mi richiama alla mente episodi ormai sepolti.

Ad esempio, non ricordo quante battaglie ha vinto la nostra Marina. Mi vengono, invece, in mente le disfatte, molte, quasi tutte, a partire da Lissa. Ma forse non ricordo bene.

Quando ci sono state imprese individuali, sono state straordinarie e di altissimo valore, con risultati bellici importanti e di prestigio. Non cito dei nomi, ma sono medaglie d’oro, di quelle vere.

Quando leggo le cronache del nostro Paese, mi viene freddo ad apprendere che il Capo di Stato Maggiore della nostra Marina, un ammiraglio dai molti fiocchi e dalle molte medaglie, sia indiziato per reati gravi ed oggetto di facilmente malevoli gossip.

La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto, tramandavano i nostri padri. Forse, questo principio dovrebbe essere altrettanto valido non per i matrimoni importanti, ma almeno per il nostro Esercito, in senso lato.

La Marina è un’arma formidabile, piena di sussiego, di belle divise bianche, che sta facendo cose importanti per salvare i naufraghi dal Mediterraneo. Addirittura, qualcuno proponeva che ricevesse il Premio Nobel per la pace.

Non ha fatto altrettanto bene nel suo mestiere, nell’ultima guerra. A livello dei singoli è stata eccellente, a livello degli alti Comandi, pessima. Ad Augusta inchiodarono i cannoni. Anzi, qualcuno sostiene che abbia addirittura remato contro, ma troppi marinai ed ufficiali e comandanti sono morti in un olocausto senza fine per poterlo pensare. Troppa gente della Marina ha combattuto valorosamente sino alla fine. Pensiamo alla corazzata Roma ed alla sua fine, nel mare di Sardegna.

La storia dell’ammiraglio De Giorgi getta un’ombra inquietante su tutto.

Forse sono persone malevole quelle che hanno prodotto un dossier sulle vicende un po’ pruriginose dell’ammiraglio: festini sulle navi, acquisti di mobilio ingiustificati, elicotteri della Marina che portavano a bordo belle ragazze per allietare i ricevimenti e, da ultimo, pare, a New York, un cavallo bianco per ricevere gli ospiti, sul quale troneggiava l’ammiraglio, magari con la sciabola tintinnante.

Le calunnie, specie anonime, sono odiose, ma è difficile costruire un dossier su ciò che non c’è. Gratta gratta, dice un detto popolare, e qualcosa spunta sempre fuori. Ora, la Magistratura indaga. Mi auguro che si arrivi alla verità, e rapidamente. D’inchieste ne abbiamo avute anche troppe, inchieste che non finiscono mai. Lasciano sempre un’ombra di dubbio e gettano discredito. Forse solo Tortora si salvò da accuse ingiuste e si riabilitò pienamente. M’immagino già i commenti fra gli ufficiali in sala comando, le battute fra le signore, i lazzi dei marinai nelle caserme, il disagio all’Accademia navale.

In Marina le cose dovrebbero essere diverse. Non si sporca di fango una divisa bianca. La lavanderia non fa parte delle funzioni di un Capo di Stato Maggiore. Innocente o colpevole, c’è un’ombra di sospetto che disonora comunque.

Abbiamo pochissime Istituzioni ancora degne di attenzione, se non di rispetto. La Marina è fra queste. Episodi di questo genere fanno male a tutti. È possibile che ci sia una congiura contro le nostre Forze Armate? Non mi sembra credibile. È possibile che sia stato promosso Capo dello Stato Maggiore della Marina un uomo dalla figura tanto vanesia e sciocca come viene fuori dall’anonimo dossier consegnato alla Magistratura?

Ieri l’ammiraglio è stato sentito dai giudici e, all’uscita, ha fatto alcune dichiarazioni: c’è un corvo che lo perseguita, lui non ha fatto piaceri a nessuno e tantomeno alla Fincantieri. Inoltre, non ritiene di dimettersi perché questo, non si sa perché, sarebbe lesivo della democrazia.

Non mi è piaciuto che sia andato dal giudice con la sua bella divisa. Di fronte alla giustizia, è un uomo qualunque. Non mi è piaciuto ciò che ha detto. Come molti, avrebbe fatto meglio a stare zitto.

Comunque andranno le cose, il danno è fatto. Rivalità personali? Rivalità tra le Forze armate? Un complotto internazionale? Siamo abituati agli intrighi, ai falsi dossier, alle menzogne scambiate per verità irrefutabili.

Cosa potremmo farcene di un ammiraglio indiziato, che uscirà dall’inchiesta probabilmente pulito, ma irrimediabilmente oggetto delle cronache?

Gli ammiragli si possono riciclare, le chiacchiere no.



Roma, 16 aprile 2016.

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