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  • di Simona Mingolla

Arte, natura e storia: mix vincente e suggestivo per l’anteprima della Mostra “Io sono qui” all’Ant


“La fortuna aiuta gli audaci”, recita un proverbio. Infatti, lo staff de Il Marrugio e gli organizzatori della mostra di Gianfranco Volpicelli di Galleria Chigi, non hanno desistito, nonostante la minaccia di pioggia, dall’allestirla, in anteprima, sui muri esterni degli edifici dell’Antico Borgo La Commenda. E, quindi, non solo si è tenuta sabato pomeriggio la presentazione di queste tele, ma si è anche inaugurata l’apertura stagionale della piscina realizzata al Borgo con un bel “giro pizza no-stop”, preparata e cotta al forno a legna dallo strepitoso pizzaiolo Pasquale (già il nome è una garanzia sulla squisitezza dell’alimento più gustato al mondo!). Tornando all’arte, hanno presieduto questo singolare vernissage, Silvano Bonini e Silvio Merlani curatori della Mostra che si terrà dal 14 al 25 giugno presso la Galleria Chigi di Viterbo (per informazioni: 0761.300035 / 327.4404226) “Questa è la centesima mostra che organizza Galleria Chigi e, quindi, abbiamo pensato ad un’inaugurazione sui generis. Ringrazio l’Ing. De Simone che come sempre ha aperto le porte alla cultura e, in questo caso, all’arte per ospitare le opere dell’Architetto Volpicelli in una cornice d’eccellenza… il tema è complesso per cui ho invitato il Prof. Francesco Mattioli, docente di sociologia all'Università della Sapienza di Roma, per aiutarci a comprendere meglio il significato di queste opere nel contesto attuale”.“Il titolo sembra un’affermazione scontata - interviene Volpicelli - ma poiché viene ripetuta in varie tavole ecco che in qualche modo annulla la realtà dell’essere qui!

Per me questa frase sottolinea lo strapotere del singolo che con vari artifici o cose naturali ha occupato lo spazio, compreso quello vitale, mentre l’altro (il tu, il noi, il voi) mi sembra scomparso. Ecco perché ho preso un pennello e ho provato a disegnare questi signori che a volte sono anche inquietanti perché non si sa se sono armati, se hanno la maschera, se hanno qualcosa che li protegge e che non vedono l’altro seppur egli è loro vicino”.“Io non sono un critico d’arte - aggiunge Mattioli - e come sociologo cercherò di interpretare alcuni problemi che Volpicelli ha messo in primo piano con le sue opere in cui vedo quanto noi siamo geolocalizzati e reperibili con gli strumenti della tecnologia odierna… D’altro canto quell’opera in cui il personaggio non ha volto, sta a significare che potrebbe essere chiunque e, per il fatto che ha tanti colori ecco che potrebbe essere di tante categorie sociali diverse… ‘Io sono qui’ non significa solo che ci si vuol far vedere, ma ribadisce che ogni relazione interpersonale è contestualizzata ed in quanto tale consente lo scambio. Oggi abbiamo scelto un contesto particolare che ci permette di fare un tipo di relazioni che non potremmo fare altrove… Questo non è un grido di dolore, ma di attenzione, e non è un’esaltazione dell’incomunicabilità, intesa in senso classico. D'altronde, il concetto di incomunicabilità oggi ha un risvolto pratico paradossale: tutti possono conoscere tutti, ma nel villaggio globale ci sperdiamo perché: con chi ci relazioniamo? E per questo, di chi è la colpa? Della tecnologia? No, ma di una società competitiva che fa sì che vediamo nell’altro un antagonista. Ecco perché l’altro non lo vediamo: lo guardiamo, lo spiamo, lo controlliamo, sempre pronti a scattare per superarlo… ecco, quindi, che noi dobbiamo cercare di ritrovare lo scambio, di vedere l’altro e, quando lo vediamo, lo vedremo qui, nel contesto in cui viviamo…”. Presente anche il Maestro Alessio Paternesi, celebre pittore e scultore che esprimendo il suo compiacimento per queste opere, ha concluso: “L’artista non deve spiegare nulla, d’altronde l’anima non si spiega!”.

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