La Kermesse
La kermesse
(di Stelio W. Venceslai)
A Palermo si è svolta la grande kermesse del Movimento 5Stelle. Tanta gente, moltissima attenzione. Il Movimento cresce e, ad oggi, è forse, il raggruppamento politico maggioritario nel Paese. Può non piacere, ma l’idea di dissociarsi dal sistema politico vigente e di sbattere fuori dal Parlamento i cialtroni che lo frequentano, evidentemente, ha fatto presa in un Paese depresso che non vede un futuro possibile.
Se ci si affida a Grillo, absit iniura verbis, c’è da stare tranquilli. Da come parla, né forbito né educato, ma questo fa presa sulle folle. Lo capiscono. Le circonvoluzioni eleganti di D’Alema, Letta e Mattarella, le battute da circo di Renzi, invece, non infiammano nessuno. Annoiano o fanno ridere, secondo il personaggio. Una volta li credevamo; oggi non più
La critica ricorrente è che quelli di 5Stelle non sanno fare politica. Meno male. La politica ufficiale da tempo ci ha disgustato. Ce l’hanno servita in tutte le salse. Ogni versione era salvifica, ma solo per loro. I risultati si vedono.
La grande novità è il ritorno di Grillo. Come leader, non più come garante (di che?). L’opinione comune è che non sia un uomo politico vero. Sarà, però ciò che è venuto fuori dal suo blaterare è un fenomeno politico che rischia d’avere la maggioranza, alle prossime elezioni. Se questa non è politica, allora il 2,5% di Alfano che cos’è?
Alla kermesse non c’erano solo i fedelissimi, gli affiliati alla Rete, i simpatizzanti, ma anche i molteplici amministratori di città, piccole grandi, dove hanno vinto le amministrative. Stanno governando così male? La stampa di regime lo dice, ma non sembra che sia così. Il Movimento si è radicato, è diventato un fatto istituzionale.
Le polemiche sulle discordie, vere od apparenti, tra i delfini hanno fatto la felicità dei giornalisti di regime, ma contano molto poco nell’opinione della gente comune. Chi li legge i giornali? Pochissime persone, purtroppo. La televisione la vedono molti di più. Le apparizioni del Movimento sullo schermo non sono scandalose. Se mai, è scandaloso che se ne parli solo male.
Forse quel senso di rivolta contro uno Stato fatiscente che alberga in molte persone non è sempre interpretato nel modo giusto. Le aspettative sono sempre un po’ deluse. Il Movimento invoca la legalità: benissimo. Ma quando la legalità è becera, frutto di compromessi, strizzatine d’occhio, voti di fiducia strappati con il ricatto (o voti sì o non ti faccio rieleggere), anche quello della legalità è un tema un po’ logoro.
Il Movimento invoca l’onestà. Questo è un punto molto difficile in un Paese aduso da decenni all’evasione fiscale, alla corruzione, alla raccomandazione. Pulire il Paese è un compito immenso. Non credo che il Movimento ce la farà.
L’amministrazione di Roma è un buco nero nel quaderno dei successi del Movimento. Il Sindaco Raggi ha tanta grazia quanto poca energia. Lo si vede non solo da com’è ridotta Roma, cosa di cui il Movimento non ha alcuna responsabilità, ma dalla sua sostanziale incapacità, dopo quasi quattro mesi, di cominciare a dare un assetto nuovo alla città. La questione delle Olimpiadi è stata un facile pretesto per attaccare le decisioni del Sindaco.
Renzi ed i suoi corifei hanno un bel dire che in otto anni si sistema tutto e che se non si ha coraggio, non si fa politica. Belle parole, ma, come al solito, vuote. Una città che langue da trent’anni nel malaffare e nell’indolenza, dove non funziona più nulla, dai Vigili alla spazzatura, dal verde ai trasporti, dal traffico all’assistenza, che ha ingoiato miliardi a favore di questo e di quello, di tutto può preoccuparsi, tranne che delle Olimpiadi. Non dimentichiamo che la Grecia ha iniziato il proprio collasso economico proprio dopo le sue Olimpiadi.
L’esempio del Brasile è stato eccezionale, ma è stato anche un modo di dare panem et circenses, più questi che quello. La gente delle favelas è andata in delirio per le medaglie d’oro guadagnate, ma poi continua a morire di fame, di sete, a vivere nella sporcizia, tra omicidi e ricatti, droghe e bande di malviventi.
Il grande affare delle Olimpiadi è sfumato. Inutile parlarne.
Restano i grandi temi della politica, quelli veri. Ad esempio, per quanto riguarda l’Europa, per la sopravvivenza o meno dell’euro, sulla nostra politica estera.
La cosa più semplice è quella politica “delle mani nette” che piaceva tanto ai politici passivi della prima parte del secolo scorso. Ma è anche la politica più stupida. Gli altri facevano gli affari e noi stavamo a guardare.
Anche sull’immigrazione c’è il vuoto. Il tema ricorrente è quello di dare soldi ai governi locali perché tengano i loro cittadini a casa loro. Questo presuppone che siano governi affidabili, il che non è. Quanti sono i Nigeriani a casa nostra? Eppure la Nigeria è uno dei più ricchi Paesi del mondo. Con la cooperazione abbiamo buttato miliardi per arricchire i governanti e fare opere miserelle. Non hanno trattenuto un profugo.
Se Grillo vuol fare il leader, occorre che, oltre a vincere in casa, si dia un’informata su quello che accade fuori di casa. La Libia, ad esempio, è un problema che ci scoppierà in mano, prima o poi. Inviare un ospedale da campo e cento soldati per sostenere un governo che non riconosce nessuno è inutile e pericoloso.
La iattanza del nostro Presidente del Consiglio è quella d’un cane che abbaia di notte. In Europa non se lo fila nessuno. Quando dice che o ci danno retta o faremo da soli, mi ricorda gli otto milioni di baionette d’infausta memoria. Gradassate. Mi auguro che il Movimento sia un po’ più avveduto di lui. In fondo, non ci vuole molto.
Roma, 25 settembre 2016.