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Peggio di così


Mancano pochissimi giorni all’elezione del Presidente degli Stati Uniti. Distratti come siamo dalle vicende nostrane, la competizione americana sembra interessare meno di quel che dovrebbe. In realtà, molte cose dipenderanno da chi sarà il nuovo Presidente, anche per noi. Gli Stati Uniti sono la più grande potenza mondiale al momento, anche se un po’ appannata dalla Presidenza Obama.


In verità Obama ha cercato di non impegnarsi troppo, visti i precedenti fallimentari dei Presidenti che lo hanno preceduto, più “robusti” di lui. Ne è derivata un’espansione politica a tutto tondo di Mosca. Il pasticcio turco-kurdo-siriano ha favorito l’ISIS e solo ora sembra che forze formalmente in conflitto tra loro (iraqene, iraniane, kurde, turche ed americane) siano decise a dare una spallata finale a Mosul.

In Libia, il pasticcio fermenta di giorno in giorno ed il governo voluto dagli Occidentali traballa. Altrove la situazione è sempre incandescente sotto la cenere, vedi Sudan,Yemen Somalia, Egitto.

Un noto commentatore americano ha descritto Trump come il peggior candidato possibile alla Presidenza degli Stati Uniti, battuto solo dalla Clinton, che sarebbe ancora peggiore. Non c’è che dire, i destini del mondo saranno in buone mani.

Fare previsioni, a distanza di qualche giorno, è molto difficile. I sondaggi si rincorrono e variano secondo l’ultimo scandalo, ora nei confronti di Trump ora della Clinton.

Questa campagna elettorale che si basa più sulle sciocchezze fatte dai candidati in passato che sulle politiche che vogliono perseguire è disarmante. Pensare che i destini del pianeta possano essere influenzati dalle e-mail della Clinton o dalle smargiassate parolaie di un Trump è sconcertante.

Ma le cose vanno così.

Dunque, all’alba del giorno dopo, il nuovo Presidente avrà la valigetta nucleare ed un potere immenso.

Che farà la Clinton, per quel che ci riguarda? Taluni dicono che è una guerrafondaia. Personalmente, non lo credo. Il personaggio è antipatico, ma non è stupido. Ritengo che ci sarà una versione un po’ più agguerrita della politica di Obama, ma nulla di più: scambi di accuse con Mosca, conferma della NATO, insistenza sui negoziati di libero scambio con l’Unione europea. La Clinton non è la stagnazione, ma una stagnazione con tendenza al nuvoloso spinto. Non dobbiamo aspettarci grandi cose.

L’America si è già scottata più volte le mani in politica estera e la Clinton lo sa bene, visto che è stata Segretario di Stato.

Quel che è certo è che i grandi potentati finanziari che l’hanno finanziata continueranno a farla da padroni. Aspettiamoci ancora tumulti finanziari.

Che farà, invece, Trump, per quel che ci riguarda? Trump non è un politico navigato come la Clinton. In un certo senso, è un uomo del popolo. Dice sciocchezze, ma non è stupido. Quando dichiara che l’America deve stare per conto suo, interpreta gli orientamenti di una gran parte degli Americani che non votano (ma lo voteranno?).

Il suo parere, se ne ha uno solo, sull’Europa, è che l’Unione europea valga poco, senza l’Inghilterra, e che sia più una fonte di beghe che un vantaggio per Washington. Con la Russia, hal’attitudine di chi ha delle carte in mano, non conosce quelle dell’avversario, ma il piatto è ricco e vuole andare a vedere.

Il tasso di rischio, con Trump, è molto elevato. A suo favore, peraltro, è l’ignoranza sui principali dossiers di politica estera. Quindi, se non sa, non è prevenuto e non ha crociate da fare. Dovrà fidarsi dell’establishment e, in questo senso, può essere teleguidato più della Clinton che, invece, si fida solo di se stessa.

In sostanza, non c’è da stare allegri. L’unico tranquillo, a questo punto, è Obama. Ha chiuso otto anni di Presidenza con una certa dignità. È stato un Presidente opaco? Forse, ma dignitoso. Con Bill Clinton si è impegnato molto a favore della Clinton. Ora, tutti ne parlano male, ma non è giusto. Abbiamo avuto di peggio.

Ciò che è importante, invece, è una questione di mera politica americana. Questo grande Paese è spaccato in due. Questa situazione non va sottovalutata. Trump ha distrutto il suo partito, forte del sostegno di moltissimi giovani Americani. Ciò potrà dar luogo a conseguenze imprevedibili.

Il voto delle donne, degli afroamericani, degli ispano-americani sarà molto importante. La tradizionale maggioranza bianca waspè in crisi e non è detto che non diventi minoranza. Questo rischia di cambiare tutti gli assetti interni del Paese verso direzioni al momento imprevedibili.

La Borsa di New York ci darà il segnale inevitabile del gradimento o meno dei risultati elettorali.

Personalmente, nella roulette presidenziale, credo che Trump abbia più chances della Clinton. Staremo a vedere.



Roma, 6 novembre 2016.

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