Gesù e i suoi fratelli
C'è un interrogativo che molti padri della chiesa, studiosi e fedeli si sono posti fin dai primordi della cristianità, un interrogativo che riguarda la famiglia di Gesù e se questi avesse, oppure no, dei fratelli. Come è noto Giuseppe era il marito di Maria e Gesù era, per la Legge, il suo legittimo figlio, ma molti ignorano che Giuseppe aveva altri figli, i quali erano, pertanto fratelli (o fratellastri) di Gesù. Dell'esistenza di detti fratelli vi sia traccia anche nei Vangeli "canonici" (cioè accettati come "regola dottrinale" dalle varie Chiese Cristiane) quali Marco (6.3,4) e Matteo (13.55.56) dove è scritto: "Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioseto, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui fra noi?". Tale frase, apparentemente chiara, è stata confutata dalla Chiesa Cattolica, ma anche da Chiese che sono nate da scismi della stessa come quella Evangelica Luterana e quella Anglicana, dove si è sempre cercato di negare quanto scritto nei vangeli, evidentemente al fine di non mettere in dubbio la verginità perpetua di Maria, e il termine fratelli è stato interpretato come cugini, se non genericamente come parenti. Queste opinioni date come dogma di Fede ben le conosco, avendo frequentato la Chiesa Cattolica per anni sia come chirichetto, confratello della Misericordia, dirigente della locale Opera dei Ritiri di Perseveranza e studente dai Fratelli Maristi, ma in me è stato sempre forte il desiderio di conoscere e di sapere oltre le circonferenze dei canoni prestabiliti. Ed è questa curiosità innata che ha fatto sì che mi domandassi perché l'Ortodossia, che pure si richiama alla Retta Fede ed alla fede della cristianità indivisa del primo millennio, mostrasse aperture diverse tanto che se si ammirano i mosaici della Chiesa di San Salvatore in Chora, a Costantinopoli si nota chiaramente la presenza dei fratelli di Gesù. Anche per dei Padri della Chiesa primitiva quali San Clemente e San Cirillo di Alessandria, Origene, Sant'Eusebio di Cesarea, San Gregorio di Nissa, Epifanio, ed altri ancora, diversi dei quali considerati Santi anche dalla Chiesa di Roma, hanno sostenuto che Giuseppe, prima di sposare la Vergine Maria era un vedovo con dei figli avuti da un precedente matrimonio. Quale è dunque la verità? Nella Storia di Giuseppe il Falegname (SGF), uno scritto apocrifo dei primi secoli pervenutoci in un dialetto copto del basso Egitto denominato boarico troviamo scritto: "C'era un uomo chiamato Giuseppe, che era di Betlemme, la città dei Giudei, che è la città di Re David. Egli era ben istruito nella saggezza e nell'arte della falegnameria. Quest'uomo, Giuseppe, si unì con un santo matrimonio ad una donna che gli diede figli e figlie: quattro maschi e due femmine; e i loro nomi erano: Giuda e Joseto, Giacomo e Simeone, e i nomi delle figlie erano: Lisia e Lidia. Morì la moglie di Giuseppe, come è decretato per tutti gli uomini, e lasciò Giacomo ancora in tenera età. Giuseppe era un Giusto, che glorificava Dio in tutte le sue opere: Era solito andare fuori del paese ed esercitare il suo mestiere di falegname, egli insieme a due sui figli, poiché viveva del lavoro delle sue mani, secondo la legge di Mosè." Queste parole, secondo detto scritto apocrifo, che non significa erroneo ma contenente dottrine nascoste (dal greco apochryphos segreto), sono state raccontate ai discepoli direttamente da Gesù. Secondo il proto-vangelo di Giacomo (8.3) e la Storia di Giuseppe il Falegname, mentre Giuseppe era in vedovanza e la Vergine Maria aveva 12 anni, i sacerdoti del Tempio convocarono dodici vedovi della tribù di Giuda discendenti di Re David al fine di trovare "un uomo di bontà per prometterla a lui sposa finché venga il tempo del matrimonio" (SGF 3.2). La sorte cadde sopra "il buon vecchio Giuseppe, mio padre secondo la carne" come, secondo l'autore della Storia di Giuseppe Il Falegname lo definì Gesù (SGF IV.2). Per il Vangelo dello pseudo Matteo Giuseppe non voleva prendere Maria tanto che disse: "Io sono vecchio e ho figli; perché dunque consegnate a me questa bambina? ... Io non disprezzo la volontà di Dio; ma sarò custode di Maria fino a che si potrà conoscere quale è la volontà di Dio a questo riguardo: cioè quale dei miei figli potrà averla in moglie." (VpM VIII.4) a significare che almeno i figli maggiorfi di Giuseppe: Giuda e Joseto, avevano un'età maggiore di Maria. Anche per il ProtoVangelo di Giacomo (per gli storici scritto in periodo analogo se non prima di alcuni Vangeli canonici) quando Giuseppe fu prescelto (Pv.G IX.1) "si schernì, dicendo: - Ho già figli, e sono vecchio, mentre esse è una fanciulla! Che io non abbia a diventare oggetto di scherno per i figli di Israele!" (Pv.G IX.2), ma poi accettò quando e prese con se Maria "in casa sua. Ella vi trovò il piccolo Giacomo nella tristezza di orfano e si diede a vezzeggiarlo. E' per questo motivo che fu chiamata Maria madre di Giacomo" (SGF IV.4). Della presenza dei fratelli e sorelle di Gesù vi sono altresì varie informazioni nei vangeli canonici. Gli evangelisti Marco (3.31-34), Matteo (12.46-50) e Luca (8.19-21) ci narrano dell'episodio di Gesù che "mentre egli parlava ancora alle folle" venne cercato da sua madre e dai suoi fratelli: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e cercano per parlarti». Anche l'evangelista Giovanni, che ne parla in occasione della festa dei tabernacoli (7.3-10) ci racconta (2.12) infatti che: "egli discese a Capernaum con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli; ed essi rimasero lì pochi giorni." a significare che non soltanto la madre, ma anche i fratelli di Gesù, ne condividevano l'opera di evangelizzazione. A parte Giacomo il Giusto, che per motivi di sangue ed espressa volontà di Gesù fu il primo capo della cristianità (e non Simon Pietro come erroneamente sostiene la Chiesa Cattolica), le notizie dei fratelli e delle sorelle di Gesù sono assai scarni. Si sa soltanto che dopo l'esilio egiziano, quando Giuseppe ritornò in Galilea nella città di Nazareth i figli maggiori Joseto e Simone, nonché le figlie Lisia e Lidia si erano sposati e vivevano a casa loro (SGF11.1) mentre il fratellastro più piccolo Giacomo rimase in casa con Gesù, Giuseppe e Maria. Non si parla di Giuda, ma probabilmente era il fratello più grande e si era sposato prima della nascita di Gesù. Di Joseto ci parlano il Vangelo Armeno dell'infanzia di Gesù (VIII.1 e 7) che ci racconta che fu portato da Giuseppe a Betlemme per il censimento ed era presente alla nascita di Gesù. Di Lisia, che fu chiamata, insieme agli altri fratelli, al capezzale di Giuseppe moribondo da Gesù (SGF XX.5,6). Ma soprattutto dei fratelli di Gesù si parla dopo la morte e la risurrezione di Nostro Signore. Ne parla l'evangelista Giovanni (20,17-18) riferendosi a Gesù che, dopo la risurrezione, disse a Maria Maddalena «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro» e soprattutto negli Atti degli Apostoli quando si narra come "Tutti costoro perseveravano con una sola mente nella preghiera e supplica con le donne, con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui." (1.14). Dopo la morte di Gesù divenne preminente determinare chi fosse il capo della comunità cristiana e la scelta cadde su Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, che fu il primo vescovo di Gerusalemme e di tutta la cristianità. A Giacomo venivano riferiti i fatti salienti della nascente comunità cristiana (Atti 12.17), ne parla San Paolo di Tarso (Atti 21,18) "Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo, e tutti gli anziani erano presenti." ed era quello che prendeva la parola definitiva (Atti 15,13) "Quando essi tacquero, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi." Da San Paolo sappiamo che come capo della cristianità primitiva diresse il Concilio di Gerusalemme, Galati (1,19): "E non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore." dove si desise che Pietro era l'Apostolio dei circoncisi (ebrei) e Paolo e Barnaba dei gentili (pagani). In detto Concilio (il primo della Cristianità), sempre San Paolo di Tarso nella lettera ai Corinzi ( 1 9,5) ricorda come gli apostoli chiedesssero di portare nell'opera di evangelizzazione anche la relativa "moglie, che sia una sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore". Di Giacomo il Giusto, fratello di Gesù ne parla anche Flavio Giuseppe, uno storico ebreo naturalizzato romano del I secolo, che nel libro Antichità giudaiche (XX.cap.9) parlando delle persecuzioni che i primi cristiani subivano per mano delle autorità giudaiche scrive: "Anano [...] convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati". Che Giacomo il Giusto fosse il successore di Gesù a capo della nascente religione cristiana ce ne parla non soltanto Gerolamo, che nel De Viriribus Illustribus (2) – parla di un episodio tratto dal Vangelo secondo gli Ebrei dove si racconta che dopo la resurrezione Gesù apparve a Giacomo e ... "Prese il pane, lo benedisse,lo spezzò, ne diede a Giacomo il Giusto, e gli disse: - Fratello mio, mangia il tuo pane, perché il Figlio dell'uomo è risorto dai dormienti" ma espressamente anche il Vangelo di Tommaso (13), un vangelo che da un secolo a questa parte ha sempre maggiori estimatori,come sua Beatitudine Alessandro I (Meluzzi) Arcivescovo della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala e il Papa Emerito Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), che ci racconta che quando "I discepoli dissero a Gesù: - Sappiamo che ci lascerai: chi è che ci guiderà? - Gesù rispose loro: - Dovunque andrete seguirte Giacomo il Giusto...". Per quanto gli argomenti esposti possono sembrare strani, se non blasfemi, in quanto vanno a cozzare con secoli di propaganda o disinformazione cattolica che ha inculcato nel comune sentire verità diverse, pur tuttavia è bene avere conoscenza anche delle altre verità alternative fin qui negate. Mi auguro che questo articolo, che non vuol essere un dogma di Fede ma unicamente una fonte di riflessione e conoscenza, non sia stato noioso ma, al contrario abbia suscitato in voi della curiosità che potrete approfondire leggendo trattati più eruditi ed esaustivi del mio. Concludo rammentando come anche nei primi cristiani vigeva quella mentalità, tipicamente semita, per la quale la guida di una comunità religiosa fosse affidata ai parenti del fondatore (vedi la plurisecolare diatriba che divide l'Islam tra sunniti e sciiti, questi ultimi sostenitori della successione parentale del Califfato ad Ali nipote e genero di Maometto, in quanto ne aveva sposato la figlia Fatima) e perché la scelta di guidare la prima comunità cristiana sia caduta su Giacomo il Giusto fratello di Gesù e che a succedergli sia stato chiamato il cugino Giuseppe, figlio di Cleofa fratello di Giuseppe. D'altra parte, come ci raccontano lo scrittore romano Sesto Giulio Africano ed altri autori paleocristiani ancora nel terzo secolo erano tenuti in posizione di speciale prestigio i desposini o appartenenti alla famiglia del Signore (parenti).
Filippo Ortenzi