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Metternich all’italiana


Alla Conferenza di Berlino indetta per sanare la controversa questione libica c’era un mucchio di gente. Troppa, per fare una cosa seria e, infatti, non s’è concluso nulla e si continua a sparare nei quartieri periferici di Tripoli.

Non c’erano neppure i due contendenti, al-Sarraj e Haftar, che si sono rifiutati di sedere allo stesso tavolo. C’erano invece due buontemponi, l’uno in spirito, Di Maio e l’altro in carne e ossa, Conte, travestito da Metternich. L’altro buontempone, infatti, era in giro a portare altrove i suoi lumi. Nella foto ufficiale Conte non si vede neppure, in seconda fila, penultimo a destra, dopo i Grandi. Non voglio neppure parlare della figura ridicola fatta cercando un posto in prima fila.

All’uscita, assediato dai giornalisti italiani, gli unici interessati al suo pensiero, ha fatto dichiarazioni di grande importanza. Ha detto che siamo disponibili a partecipare, ovviamente nell’ambito delle Nazioni Unite, a una forza d’interposizione militare fra al-Sarraj eHaftar (si dice, nel corretto linguaggio della diplomazia che non affronta mai le cose per quel che sono, un’operazione di peace keeping) perché siamo fortemente interessati alla pace e allo sviluppo sereno del popolo libico, che dovrà superare questo periodo di difficoltà etc. etc.

Ovviamente, l’Italia è pronta ad offrire i suoi servigi per la causa della pace e così via, con uno sciame di frasi fatte e di luoghi comuni cui non crede alcuno. D’altro canto, cosa mai poteva dire il poveruomo?

Per mesi, anni, ci siamo baloccati con l’idea di supportare al-Sarraj, senza soldi, senza armi, senza una vera politica, ma facendo l’occhiolino, allo stesso tempo, ad Haftar. Non si sa mai (la politica dei due forni).

In teoria, al-Sarraj ha dietro le Nazioni Unite e la Comunità internazionale (cioè nulla), Haftar, invece, ha i denari dell’Arabia Saudita, i mercenari russi, il sostegno della Francia e il supporto logistico dell’Egitto. Secondo voi, come andrà a finire?

Poiché l’ineffabile Trump, in questo momento, ha qualche altra gatta importante da spellare (le elezioni presidenziali, lo impeachment, i negoziati con la Cina, l'Iran e, poi, la questione libica non lo interessa), il nostro Metternich non ha direttive.Se le aspetta dall’Unione europea si farà crescere la barba. Da solo conta zero, anche se è un grande statista dell’ultima ora. E, infatti, s’è visto.In compagnia, poi, con il suo MInistro degli Esteri, è ancora peggio.

Un mio amico generale, che invece è del mestiere ed è persona seria, mi scrive: “ … hanno asserito che non c'è soluzione militare per la guerra di Libia, ma ieri hanno dato la disponibilità dell'Italia per partecipare ad una Forza di interposizione. Forse ed è molto probabile che non sappiano di cosa stanno parlando ma è più probabile che avessero la bocca scollegata al cervello. Per chiarire: le operazioni di "Peace enforcement" sono operazioni di guerra guerreggiata e non una passeggiatella come i due tomi vogliono farci credere.

Io giudico ridicoli, disinformati e presuntuosi i due ma sono molto preoccupato perché se coinvolgono i nostri Soldati in una guerra senza l'appoggio di mamma USA li manderemo sicuramente al massacro anche perché le regole d’ingaggio sicuramente esporranno i Nostri ad ogni minaccia e pericolo (già visto e vissuto). Che il Dio dei Soldati dia un brivido di saggezza ai due sciagurati buontemponi.”

Nel vaudeville della politica nostrana è più importante l’idea del Sindaco di Milano, Sala, di vietare il fumo del tabacco per le strade oppure discettare con serietà sulle Sardine che valutare i nostri interessi politici, economici e strategici in Libia. Ci sono situazioni che afferrano tutti e fatti che, invece, bisogna affrontare con preveggenza e conoscenza delle cose. Questa dimensione sfugge ai nostri governanti, impegnati a raccogliere i cocci dei loro fallimenti. C’è chi teme l’implosione di 5Stelle e chi cerca per l’ennesima volta, cambiando nome, di mutare la pelle al suo partito.

La politica estera è cosa troppo complessa per un avvocato di provincia, un ex bibitaro sugli spalti e un odontotecnico mancato, anche se credono di governare il Paese. Ma la pelle dei nostri soldati, invece, è una cosa seria e non ci si può scherzare sopra.

I nostri uomini sono dispersi in venti Paesi diversi, mercenari di classe per le Nazioni Unite e gli Stati Uniti. Ora c’è il rischio che vadano pure in Libia. Con le premesse di Nassirya c’è da tremare.

È facile, non avendo nessuna politica, promettere un nostro intervento pacificatore, per astrattezza e impotenza, facendo fare la guerra agli altri. Se mai ci sarà una forza d’intervento, dovrà combattere, evitare gli attentati, rischiare torture e omicidi. Non sarà una cosasemplice.

Più difficile, estenuante, sarà la lotta per decidere: chi dovrà comandarla? Un italiano oppure un francese? Qui entrerà l’orgoglio italiano, non prima, quando potevamo avere tutte le carte in mano contro la iattanza francese che ha provocato la crisi libica e la morte di Gheddafi.

Il nostro esercito farà il suo dovere, come sempre e, se ben diretto, lo farà anche bene. Per avere che? I Turchi oppure i Russi nel Mediterraneo? Almeno in apparenza, i giochi sembrano già fatti.

L’Unione europea è impotente, gli Stati Uniti si sfilano, restano Turchi e Russi, che fra l’altro sono alleati, e il cerino nelle mani dei nostri Metternich.


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