Troppa carne al fuoco
Si può fare una critica di fondo al governo Meloni, a parte le polemiche spesso pretestuose dell’opposizione. Nel marasma strutturale in cui è precipitata l’Italia, dopo trent’anni di chiacchiere, tutti problemi vengono al nodo, piccoli o grandi che siano, e a me sembra che manchi una visione corretta delle priorità da affrontare.
Non si possono affrontare tutte le questioni e ciò si riflette anche sulle difficoltà in materia di PNRR.
I guai del Paese sono strutturali perché è rimasto fermo a cinquant’anni fa. Si è tirato solo a campare. Citiamone qualcuno alla rinfusa: la sanità, l’istruzione, la sicurezza, la decadenza demografica, la fiscalità, il riassetto idrogeologico, i trasporti, la ristrutturazione amministrativa (le autonomie regionali, la burocrazia), un piano case popolari, la lotta contro la siccità e così via.
A tutti questi si sono aggiunti nuovi problemi, come l’emigrazione, l’ambiente, la transizione digitale, nuovi rapporti con l’Europa e il resto del mondo. Metterli tutti sul piatto è necessario, affrontarli contemporaneamente è impossibile. Non solo manca una visione complessiva delle varie priorità ma difettano altresì le risorse e gli uomini.
Nel PNRR, ad esempio, invece di puntare su tre o quattro questioni fondamentali, si è preferito fare uno spezzatino, una specie di antologia delle necessità, da quelle minute alle più importanti, diciamolo pure, senza un criterio. Un campo di calcio a Firenze o a Venezia non sono priorità tali da essere comparabili, ad esempio, con le nostre necessità di bacini idrici. Se le società sportive vogliono rinnovare i campi di calcio, che se lo facciano loro, non con i soldi dello Stato!
Preferisco ospedali attrezzati e funzionanti o edifici scolastici non fuori norma. Dei balneari, degli ambulanti o dei tassinari non importa nulla. Non sono problemi paragonabili a quelli. Capisco che anche loro votano, ma non è una ragione sufficiente per considerarli delle priorità fondamentali.
Un altro esempio di questa confusione, tra l’improvvisa emergenza degli studenti universitari fuori sede e la necessità di contrastare il declino demografico, è la proposta di una revisione della Costituzione. La questione interessa pochissimo gli Italiani, che più volte hanno rifiutato proposte di cambiamento. La revisione del testo fondamentale della Repubblica non interessa nessuno, tranne i politici. Piuttosto, sarebbe il caso di attuarla in tutte le sue parti, dopo ottant’anni di piccoli e grandi soprusi
L’opposizione, divisa e incoerente, fa quel che può fare, si attacca a qualunque pretesto, anche formale, appena può grida allo scandalo, ma in realtà è impotente, non solo per i numeri, che mancano, ma soprattutto per le idee che non ci sono.
Il governo Meloni sta mettendo troppa carne sul fuoco e, alla fine, si perderà, perché non si può fare tutto. L’emergenza preme, è evidente, ma dietro ci sono quei problemi strutturali che condizionano pesantemente il Paese. Se questi non vengono affrontati, le pezze a colore non copriranno i buchi del sistema.
Un punto fermo, mi pare, è l’appoggio italiano all’Ucraina. La visita di Zelenski a Roma, nel suo tour fra i quattro Paesi che contano (Italia, Francia, Germania e Inghilterra) è particolarmente significativa. L’Europa non può accettare l’aggressione russa né una pace che sarebbe la resa ucraina.
La prossima visita del rappresentante cinese a Kiev forse aprirà uno spiraglio, ma è difficile immaginare un armistizio sul terreno. Tra l’altro, le truppe russe, nonostante il persistente diluvio di missili sulle principali città ucraine, sembra che stiano cedendo. La disorganizzazione ed il malessere tra loro sono evidenti, nonostante la prosopopea di Putin.
La famosa controffensiva ucraina, promessa in primavera, invece, c’è e non c’è. È ben vero che la primavera, almeno da noi, non è ancora arrivata, ma si parla troppo di questa sempre imminente reazione decisiva ucraina.
Intanto la gente muore, forse salterà l’accordo per il trasporto del grano ai Paesi affamati, forse il probabile cambio di potere in Turchia e l’ipotetica fine dell’era Erdogan creerà altri e nuovi problemi.
L’orizzonte politico internazionale è pieno di nembi minacciosi. In quello interno vige il principio dello spezzatino, ma con questo non si fa politica, solo confusione e si rischia di lasciare le cose come stanno.
Le recenti elezioni amministrative si sono risolte in favore della Destra. L’azione del governo Meloni è seguita con un certo consenso, ma non basta essere confortati dal voto. Occorre, invece, governare, e questo significa scegliere e decidere le vere priorità, anche remando contro gli interessi di certe categorie di elettori.
si ringrazia DepositatPhotos
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