top of page

Alla ricerca di Pinocchio


La ricerca di un premier è cosa inusitata e difficile. Spesso si sbaglia sulla persona, sulle sue capacità e sul suo gradimento esterno. Per questo, è quasi sempre un azzardo fare pronostici o disegnare un identikit preventivo.

La nostra Costituzione affida questa responsabilità al Presidente della Repubblica, con un leggero limite: una rosa di nomi suggeriti dal vincitore o dai vincitori delle elezioni o, comunque, dalle forze politiche.

Tutto il dibattito che in questo momento sembra accentuare la curiosità dei commentatori politici è proprio su questo punto: 5Stelle e la Lega quale candidato proporranno al Quirinale?

Non lasciamoci ingannare dal fatto che si discute sul futuro programma di governo. Sappiamo tutti benissimo che, ad onta delle loro affermazioni, sono solo chiacchiere. Non ci sono soldi per i grandi sogni, la realtà quotidiana è più grave e più insistente delle velleità “ideologiche” e i partiti che formeranno forse il governo avranno ben altro da fare che proporre rivoluzioni orbitali per attuare le quali, fra l’altro, oltre ai quattrini occorreranno tempo e consensi.

I due presunti suggeritori a Mattarella del nome del premier loro gradito, in realtà, sono un po’ dimezzati. Nessuno dei due ha vinto, ma si è solo avvicinato alla maggioranza prescritta: Di Maio, con il suo Movimento, Salvini con la coalizione da cui proviene, numericamentepiù forte, ma che sta perdendo qualche pezzo, con l’astensione benevola di Forza Italia. Sono due propositori tanto deboli sul piano istituzionale quanto forti e ringhiosi, sommando i loro consensi.

Forza Italia si asterrà, Fratelli d’Italia non si capisce bene quale orientamento le sarà più congeniale. Insomma, nella coalizioneSalvini è rimasto solo.

In teoria, i due galli nel pollaio, invece di combattersi, come accade nel regno animale, dovrebbero mettersi d’accordo sul terzo gallo che dovrebbe guidare il governo.

Mattarella ha dato delle indicazioni di buon senso, peraltro ovvie, sulle caratteristiche che dovrebbe avere questo ipotetico Capo del governo: una persona di prestigio, capace ed autorevole, con una certa statura internazionale, possibilmente gradito un po’ a tutti, non solo ai proponenti, che sappia muoversi nel mondo delle relazioni diplomatiche e del grande mondo degli affari. Non sarà facile trovarlo e mettersi d’accordo. Ma se Mattarella accogliesse tale indicazione, come potrà governare il prescelto?

Avrebbe un programma da attuare già concordato, una lista di Ministri già pronta, e dovrebbe trasformarsi in una specie di dipendente di lusso diSalvini e Di Maio, che, invece, da lui dovrebbero dipendere. Inoltre, non è il Capo del governo che deve scegliere i suoi Ministri? Non è lui colui che deve presentare il proprio programma di governo alle Camere? Non sarà lui il primo responsabile dell’azione politica?Certo, trovare la pappa fatta ècomodo e la finzione che il programma sia il suo e che i Ministri se li sia scelti lui potrà anche reggere alla prova della fiducia parlamentare, ma tutti sappiamo che non è affatto così. Come agirà, in seguito, con due botoli appresso che lo hanno scelto, con quale autonomia e con quale personalità? O sarà un santo o sarà un cretino, comunque una testa di legno.

Aggiungiamo che dietro a Salvini c’è la necessità di non rompere la coalizione che rappresenta e che sembra piuttosto fragile. Dietro a Di Maio ci sono due oscuri personaggi, Grillo e Casaleggio, dagli interessi occulti e dalle oscure macchinazioni pseudo-informatiche. Un tocco di futuro fa sempre bene, ma getta un’ombra ambigua sull’autenticità di Di Maio.

Questo governo, se nascerà, nascerà con ritardo rispetto ai problemi reali del Paese, con molte illusioni e promesse che non saranno mantenute, guidato da un uomo che dovrà essere al servizio dei suoi suggeritori. Fra i requisiti richiesti da Mattarella non c’è quello di avere i testicoli, ma questo non è un buon motivo per non averli affatto.

In questo quadro, non confortante, irrompe l’inopinata riabilitazione politica di Berlusconi, pronto alla prima candidatura possibile a riprendere un non mai dimenticato ruolo di leader. Quell’astensione benevola di Forza Italia propugnata da Toti e che ha permesso, forse, di superare i veti e i contro veti durati oltre due mesi, continuerà o sarà forse un’occasione per cercare di ribaltare tutto?

Berlusconi non è certo il tipo di stare calmo che attende supinamente il corso degli eventi. La sua tentazione di proporsi per un patto con il PD è sempre stata molto forte e da lui considerata la carta vincente per battere 5Stelle, che lo ha costretto al ghetto dell’astensione “per responsabilità nei confronti del Paese”. Vorrà riprendere il gioco in mano per trescare con Renzi e con qualche transfuga, come già accaduto. Ad una certa età, i vizi diventano piccole, tollerabili virtù.


bottom of page