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  • Writer's pictureStelio W. Venceslai

Il caso Salis


Che in Ungheria prosperi un regime di destra è un fatto notorio e che Orban per questo motivo sia anche un imbarazzo per l’Unione europea cui appartiene, lo capisco. Inoltre è amico della Meloni, e anche questo è un fatto grave. Aggiungiamo, poi, che non ha sospeso le relazioni ungheresi con la Russia di Putin, per cui non ha problemi di forniture né di armi né di gas. Insomma, è su una linea di confine tra i buoni e i cattivi.

La giustizia, in Ungheria, è un problema squisitamente nazionale, come dovunque. I giudici sono indipendenti e possono mettere in difficoltà o sotto accusa il governo, come dovunque. (Foto: euronews.com)

A Orban la faccenda non piace e vorrebbe metterci le mani. Per questo si propone di cambiare le cose, attribuendosi la facoltà di nominare i giudici della Corte suprema.

Apriti cielo! In Europa si sono scandalizzati per questa iniziativa, aprendo una procedura di censura nei confronti del Governo di Budapest. La magistratura non si tocca. L’indipendenza dei giudici dal potere politico è un principio non derogabile e chi tenta di derogarlo è un fascista. Non c’è dubbio.

Ora, a prescindere dalle valutazioni di convenienza emotiva, il caso Salis turba la coscienza democratica europea e, soprattutto italiana, vista la nazionalità della signora in questione. Forse dovremmo fare la guerra all’Ungheria ma, purtroppo, non abbiamo frontiere comuni. In compenso, la facciamo sul fronte interno, in Italia, fra la sinistra e la destra. Così, ci divertiamo di più e non c’è neppure l’imbarazzo della lingua. Si sa che l’ungherese per noi è piuttosto difficile perché non appartiene al gruppo delle lingue neo-latine ma al ceppo uralo-altaico.

In che consiste il caso Salis? È bene spiegarlo.

In Ungheria c’è stata qualche tempo fa una manifestazione-convegno-corteo di associazioni politiche europee di destra e di estrema destra, non vietata dal governo Orban, in nome della libertà di espressione.

Dall’Italia è partito un gruppo di giovani di sinistra per andare a contestare questa dimostrazione di forza della destra europea. Un gesto nobile, senza dubbio. Il fatto è che sono venuti alle mani e nel tafferuglio la signora Salis pare che abbia causato ferite non gravi ad alcuni manifestanti. I suoi compagni, altrettanto nobilmente come erano venuti, sono scappati mentre la signora Salis (forse ignara dei rischi) è rimasta a Budapest ed è stata arrestata e messa sotto processo con diverse accuse, alcune delle quali piuttosto gravi.

La signora in questione, dopo diversi mesi d’istruttoria, è apparsa alla prima udienza, previa convocazione dei giornalisti italiani, in catene, come è d’uso nella procedura giudiziaria ungherese.

Beh, diciamolo pure, questo ci è sembrato un po’ esagerato ed ha fatto scalpore. Ne è seguito, almeno in Italia, un gran putiferio. Da noi la bandiera dei diritti umani è sempre pronta.

La signora Salis è, evidentemente, un’antifascista, e gli antifascisti, in Italia, quasi ai sensi della nostra Costituzione (che è, appunto, antifascista), non si toccano e tanto meno si mettono in catene (anche perché ce ne sono troppi).

Nessuno contesta il diritto dell’Ungheria di perseguire chi alza le mani, in verità, ma parecchi mesi di detenzione nelle carceri ungheresi, che sono sporche e piene di pulci e pidocchi e dove si mangia male, in attesa del completamento dell’istruttoria, sono una vergogna. In Italia, invece, come è noto, i nostri processi sono velocissimi e le carceri concorrono al premio per il miglior hotel dell’anno.

Poiché il fascista Orban è amico della postfascista Meloni, la Meloni dovrebbe intervenire per sanare questo scandalo e riportare la signora Salis In Italia (dove sarà, forse, processata, severamente ammonita e liberata, come è già accaduto ai suoi compagni di spedizione).

Tutta questa faccenda è semplicemente ridicola.

Primo: nessuno pensa (soprattutto la sinistra), che l’Ungheria e l’Italia sono due Stati sovrani e che nessuno Stato può intervenire nelle questioni giudiziarie di un altro.

Secondo: l’amicizia (vera o presunta sul piano politico) tra la Meloni e Orban non ha nulla a che vedere con un procedimento penale in corso. La magistratura ungherese, forse, non è la migliore del mondo, ma è indipendente dal potere politico. Orban non può fare nulla.

Terzo: l’intervento dell’Ambasciata d’Italia ha certamente migliorato le condizioni carcerarie della signora Salis, come è avvenuto, ma non può andare oltre. Anche l’ipotesi, ventilata da qualche sprovveduto, di un domicilio obbligato, magari nella nostra Ambasciata, comunque, deve attendere una sentenza di condanna dopo un processo che è appena iniziato.

Quarto: Orban vorrebbe intervenire come richiesto, se non altro per togliersi una patata bollente che, di certo, non gli è gradita. Per questo vorrebbe avere il potere di nominare giudici di suo gradimento, ma proprio per questo c’è una procedura aperta di contestazione da parte della Commissione europea. Potrebbe intervenire per togliere le catene, forse, se ciò non è prescritto dalla legislazione ungherese.

In conclusione: il fascista Orban è un mascalzone perché non si piega alle richieste della stampa benpensante e della sinistra italiana e il governo italiano, anch’esso palesemente fascista, non fa nulla ed è colpevole di mancata protezione di un proprio cittadino all’estero. La povera signora Salis che tanto generosamente, a spese sue, è andata a dire il fatto loro ai fascisti di Budapest, dovrà attendere la conclusione del processo.

Capisco la preoccupazione di un padre di cotanta figlia. Si è rivolto al Presidente della Repubblica che, cortesemente, l’ha chiamato al telefono. Tutto qui.

Una cosa è certa: la causa è sbagliata. Aggiungo che meno clamore si fa in materia meglio è. La fanfara elettorale non aiuta né la Salis né la sinistra.

 

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