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  • di Stelio W. Venceslai

A proposito di Destra




La destra unita ha fatto a Milano una rimonta spettacolare. Non è detto che vinca al ballottaggio, ma ha molte possibilità di riuscire. Berlusconi non si è interessato di Milano ed il candidato Sindaco è un uomo neutro, un manager di qualità, da altre provenienze ed esperienze politiche. Comunque andranno le cose, ha vinto la sua battaglia personale. Questo significa che se la destra è unita ed ha un leader credibile può vincere, perché ha un seguito consistente.

Berlusconi, invece si è interessato di Roma, ed ha fatto un disastro. Dopo mille tentennamenti alla ricerca di un leader, prima la Meloni, poi la Dalla Chiesa, poi Bertolaso, è arrivato a Marchini.

Personalmente non ho nulla contro Marchini: è un bell’uomo, accattivante ed intelligente, parla bene, ha esperienza politica e manageriale. All’apertura della campagna elettorale si è presentato come un “non politico” ma interessato solo a salvare la città dal disastro, il che gli ha procurato molte simpatie. Poi, con l’entrata di Berlusconi, è finito il suo carisma.

Berlusconi, fiducioso come sempre sulle sue intuizioni, abbandonata la Meloni, ha portato con sé tutti i rottami della vecchia destra, anche Alemanno, anche Fini, anche Storace, anche vecchi democristiani di destra. Il circo dell’antiquariato.

Per Marchini, ovviamente, più voti c’erano meglio era, ma il fatto è che i voti non c’erano. Anzi, l’effetto inquinante è stato molto forte. D’altro canto Forza Italia, a Roma, si è rivelata per quel che è, poco più del 4%. È stato un regalo avvelenato.

Berlusconi pensava d’aver fatto il colpo grosso con Marchini, considerato l’astro nascente. Se Marchini fosse prevalso, la sua vittoria avrebbe nascosto l’inconsistenza dei suoi alleati e Berlusconi avrebbe sempre potuto dire: abbiamo vinto e contare ancora qualcosa. In realtà, è stato un boomerang. Il risultato di Marchini è stato molto modesto come altrettanto lo è stato l’apporto dell’antiquariato che gli andava dietro.

La scelta di Berlusconi ha diviso i voti della destra verso Marchini (pochi) e verso la Meloni, con il risultato di far perdere tutti. Come strategia politica è stata un fallimento totale.

I commentatori politici, adusi a credere che Berlusconi una ne fa e mille ne pensa, gli attribuiscono oscuri disegni volti a far fallire la Meloni, che avrebbe quasi certamente battuto il PD, per favorire il ballottaggio del PD contro 5Stelle. Berlusconi non è nuovo a queste pensate stravaganti, ma il successo della Raggi gli ha scottato le dita.

D’altro canto, Berlusconi è anche l’uomo del Nazzareno, quello che faceva gli accordi con Renzi, che questi poi disinvoltamente ignorava, mettendo nella disperazione i propri deputati, prima costretti a votare sì all’ignobile referendum sulla Costituzione e poi, impegnati a dire no, fino allo stremo, prima dell’approvazione definitiva del testo, alla faccia della coerenza e del buon senso.

La farsa berlusconiana continua: non basta perdere la faccia in altri siti, diminuire deputati e consensi, assaporare tradimenti e continuare a dire sciocchezze come se fossero verità importanti. L’importante è stare sulla scena. Un vero showman.

Per suo conto, questo incantatore di serpenti è poi astutissimo circa i suoi interessi economici. Ha parecchie cose da sistemare nel suo mondo con molte fusioni in casa ma soprattutto fuori, vedi i nuovi competitors e players in ambito televisivo e contenitori, vedi la situazione Mondadori GEMS Feltrinelli ed altri. I monopoli si fanno in silenzio in questo Paese, anche quelli dettati dagli altri Paesi, con il silenzio del governo. Un piacere a Renzi può rendere molto. Altro che centrodestra moderato!

Il fatto è che la politica non è uno scherzo: due battute, un po’ d’applausi e poi si va a cena con gli amici. Con questo modo di fare si rovina il Paese, e di tutto c’è bisogno, tranne che di questo.

Ora, per la Destra, è necessario tirare le somme, tracciare una linea fra ciò che è stato, e non è più riproducibile, e ciò che dovrà essere. Poiché manca una politica (e questo non è poco) e manca un leader (perché Berlusconi non è più proponibile), quello che serve è un Congresso, serio, dove si comincino ad affrontare i temi del Paese, e non per le faide personali o correntizie.

Si deve partire da zero, senza le decorazioni fasulle del passato. Tutti eguali se decisi a cambiare. Se si deve far la guerra al PD o a 5Stelle, non si può combattere né con gli inciuci né astenendosi dal votare. I primi non pagano, il secondo è un suicidio.

Occorre riflettere sul fatto che il Paese sta cambiando. Il maggior numero di voti al PD, a Roma, proveniva dai Parioli, ed a Milano, da via Montenapoleone, i quartieri “bene” delle due città più importanti del Paese. Le periferie, invece, sono state arate dalla Meloni e da 5Stelle. Il PD ha perso la sua forza popolareggiante, è diventato un partito dell’establishment, dove ci sono gli affari, gli interessi, le collusioni e le amicizie facili.

È lì che bisogna colpirlo, sul fatto che non rappresenta più né i lavoratori (sempre di meno), né i pensionati (sempre più poveri), ma solo gli interessi di chi continua ad avere troppo.

Parlare di centrodestra moderato non significa più nulla, così come il discettare di liberalismo appartiene ad un’altra epoca. Moderato è il PD. Vogliamo fare un doppione del renzismo nazionale?

Una nuova destra non può e non deve essere moderata. Non è al potere e non deve mediare fra contrapposti interessi. Deve invece rappresentare i suoi, avere degli obiettivi diversi, specifici, magari di rottura del quieto sistema assopito renziano. Le questioni vere sono i diritti civili, l’Europa, l’economia, l’immigrazione ed il futuro, in genere, delle giovani generazioni. Sono questi i problemi per i quali l’azione del Governo è stata incerta e confusa o, comunque, inefficace.

Nell’economia c’è un vuoto totale. La gente sta male, i giovani non hanno speranza, disoccupati e non occupati sono fuori dal sistema. Se l’economia non produce ricchezza, continuiamo a mantenere uno Stato inutile con i soldi dei pensionati e degli impiegati, gli unici che pagano le tasse. Occorre liberarsi dai feticci e dai rancori oppure andiamo al bar a lamentarci del fatto che quasi la maggioranza del Paese è schifata e non ci crede più.

La grande illusione che chi non vota è di destra deve finire. Non è né di destra né di sinistra né un imbelle borghese; è uno stufo, come il 46% degli Italiani. Diamo loro delle risposte e le cose cambieranno.

Non c’è un leader? Contiamoci, discutiamo, decidiamo e il leader verrà.



Roma, 7 giugno 2016.

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