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Diplomaticus

Il colpo di maglio


La crisi siriana occupa da tempo le cronache internazionali. È cominciata con la richiesta di democrazia, ovviamente una richiesta inaudita in quel Paese.

Alla richiesta si è risposto con arresti, condanne a morte, pugno di ferro, tanto il protettore russo era dietro Bashar Assad, che si considerava intoccabile.

Poi sono intervenuti gli Stati Uniti che, al tempo, della democrazia altrui si erano fatti un’ossessione politica (vedi Bush II).L’opposizione, fidando nel sostegno occidentale, ha cominciato ad armarsi. Inutile cercare chi ha dato i soldi e le armi.

C’era una certa simpatia per l’opposizione, perché Bashar era un alleato imbarazzante per Mosca e un dittatore da abbattere per Washington. Addirittura, Russia e Stati Uniti si trovarono d’accordo per seppellire nel fondo del mare le armi tossiche che Bashar fu costretto a consegnare nel 2016. Troppo pericolose per tutti.

Guerra e guerriglia hanno insanguinato il Paese, fin quando l’opposizione si è spezzata in due: gli oltranzisti islamici, foraggiati dal Qatar e dall’Arabia Saudita, tutti sunniti, e i sognatori occidentali, foraggiati non si sa bene da chi, ma forse da un Occidente compiacente.

Tutti erano contro Bashar che aveva i giorni contati, con un esercito a pezzi e un territorio sempre più ristretto. Poi, è intervenuto l’ISIS. L’ISISnon guarda in faccia nessuno. Ha abbattuto la frontiera tra Iraq e Siria, proclamando il nuovo Stato islamico, vendendo petrolio sottobanco a tutti e soprattutto alla Turchia, finanziandosi con ricatti, vendita di pezzi archeologici, robuste elargizioni da Stati arabi compiacenti, decapitando innocui stranieri, definiti“nuovi crociati”. L’ISIS combatte contro tutti: contro Bashar, contro l’opposizione siriana, contro l’Occidente, contro i Cristiani, contro gli Yazidi, contro tutti, insomma, che non siano Sunniti osservanti.Combatte anche contro le rovine romane, ammazza la gente, distrugge antiche città, come quando i Talebani facevano saltare in aria le statue di Buddha. L’amore per l’arte, per la danza, la musica e il passato, i diritti civili, per loro,non sono virtù islamiche.

Da allora l’ISISè diventato il nemico n. 1 e l’Occidente, blandamente, per non urtare troppo l’Arabia Saudita, si è impegnato solo un po’ contro l’ISIS, lasciando cuocere nel suo brodo la questione siriana ed aspettando che il lavoro sporco lo facesse l’esercito iraqeno, rinsaldato da formazioni iraniane (che sono sciite).

Importanti colloqui internazionalidecisero che per sanare la questione siriana era necessario che Bashar Assadsi togliesse di mezzo. Aveva le mani troppo sporche di sangue. Erano tutti d’accordo. Poi, la Russia ha preteso che restasse, tanto per indire elezioni “democratiche”, e non se n’è parlato più.Obama ha lasciato correre, aspettando tempi migliori. In questo Trump ha ragione: l’America è sparita dalla Siria.

La situazione è precipitata con l’intervento russo, apparentemente contro l’ISIS, che è ormai in ritirata ma, in realtà, a favore di Bashar. Alla Russia si è aggiunta la Turchia, contro i Kurdi, come sempre, ma formalmente per combattere il terrorismo e per far piacere al suo nuovo alleato russo. Tanto, sui profughi siriani, Ankara ci mangia con 3,5 miliardi di euro graziosamenteconcessi da Bruxelles perché se li tenga in Turchia e non cerchino di venire in Europa. Un affare per Erdogan.

L’opposizione non sunnita è stretta in un angolo, dove le forze aeree sirianelanciano una pioggia di missili. L’opposizione sunnita, invece, è un po’ dispersa, non ama l’ISIS e strizza l’occhio ad Al-Qaeda, che non va d’accordo con lo Stato islamico.In mezzo, ci sono oltre tre milioni di profughi, in Turchia, in Germania, in Libano, in Giordania e trecentomila morti, soprattutto civili, oltre ad un Paese distrutto con un Bashar Assadsempre più protervo.

OraBashar, con la protezione aerea russa, bombarda l’opposizione. La tragedia di Aleppo è sotto gli occhi di tutti. A tragedia aggiunge tragedia, con il bombardamento con gas tossici, devastando ed uccidendo, indiscriminatamente uomini, donne e bambini. Non gli è bastato l’eccidio di oltre un migliaio di persone compiuto con le armi chimichepoco più di un anno fa. Intendiamoci, morire fucilati o sotto le bombe o investiti dai gas mortali oppure annegati sotto un gommone sfondato, non è poi così diverso. Bashar semina la morte in molti modi. Ama la varietà. Ma quel che è troppo è troppo; financo Erdogan ha condannato l’impresa.

Si dice che non ci sono le prove, ma gli aerei ce l’ha Bashar, non l’opposizione, e glieli fornisce la Russia.

Se un Trump, alieno da complicanze internazionali, come ha fatto capire a più riprese, lancia un’azione militare ammonitoria contro Bashar, distruggendo la sua più importante base aerea siriana, ad Al-Sharyrat, questo significa due cose: la misura è colma e con un colpo di maglio gli Stati Uniti tornano ad essere protagonisti in Medio Oriente. È anche un avvertimento per la Corea del Nord, di cui dovrà tenere conto la Cina.

Il mondo “deplora” quello che è accaduto. Ma dopo sei anni di chiacchiere che non hanno salvato un solo bambino dalla furia di Bashar, Trump ha dato uno scossone al traballante insieme dei pacifisti ad oltranza e della diplomazia.

Se la Russia continuerà a proteggere questo criminale, perché è stata violata la sovranità di uno Stato (quale Stato?)saremo vicini ad un conflitto dalle proporzioni inimmaginabili. Ma quanto conta realmente la Siria nel contesto mondiale? Se togliamo il suo passato archeologico, meno di zero.

Davvero Bashar Assad è così importante?Ma chi è quest’uomo inamovibile su un trono di cadaveri?

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